Nelle scorse settimane più di qualche ghiacciatore ha parlato dell’inverno in corso come di uno dei più “sfigati” dall’inizio del nuovo millennio. Sarà, ma durante questa stagione (quasi) fredda si sono registrate molte nuove aperture, diverse delle quali considerevoli: leggasi vie lunghe in ambienti severi, con difficoltà elevate e l’immancabile ingaggio invernale. Colpisce poi come alcuni irriducibili siano riusciti a scovare linee “segrete” o impensabili nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, dove i giochi sembravano “fatti” da tempo. Una bella lezione. Significa in primis che chi ha voglia di ravanare e occhi per cercare, alla fine riesce ancora a trovare luoghi intonsi pieni di sorprese. Significa anche che l’alpinismo continua ad evolversi e che l’uso di becche e ramponi sulla roccia è la chiave di volta verso nuovi paradisi glaciali, sempre più effimeri, sempre più verticali.
L’ultima prova arriva dalla “caccia al tesoro” ingaggiata da Santi Padrós, Diego Toigo, Mirco Grasso, Tommaso Lamantina e da tre “incursori” baschi (Iban, Egoitz e Alvaro). Terreno di gioco la parete nord del Monte Pelf, nel cuore delle Bellunesi, dove in due giornate di ingaggio sono venute al mondo quattro nuove vie, lasciando ancora opzioni percorribili, a patto di avere occhi per vedere… e neve ben assestata.
Abbiamo chiesto a Diego Toigo di raccontarci come sono andate le cose. Ecco il suo resoconto, arricchito dalle foto degli apritori (copertina di Tommaso Lamantina).
Di Diego Toigo. Questo racconto sembra quasi l’inizio di una barzelletta: ci sono un catalano, due baschi, uno spagnolo, un veneziano, un feltrino e uno dal lago Maggiore, tutti sotto una grande parete nord piena di linee d’argento, con la bocca aperta e gli occhi che brillano, increduli se quello che vedono è sogno o realtà.
A dare il via a questa storia è ancora una volta una foto scattata da Santi Padrós in una delle sue perlustrazioni e un messaggio breve ma efficace: “Interessante no??!! Andiamo a vedere?”. Ormai è passato un mese dalla grande avventura su Madre Tierra, che è già diventata una classica con varie ripetizioni. Siamo soddisfatti ma allo stesso tempo cresce la voglia di ingaggiarci su qualche altro progetto e la parete della foto sembra proprio quello che cerchiamo.
Si tratta della nord del monte Pelf, imponente bastionata che sovrasta la val del Grisol e che va a unirsi alla Schiara, costituendo un grande massiccio proprio sopra Belluno. Il versante settentrionale del Pelf è caratterizzato dall’ampio circo del Fontanon, un enorme anfiteatro formato da due lunghe creste che sembrano incorniciare l’incombente parete nord, le cui condizioni quest’anno sono a dir poco eccezionali, merito delle abbondanti nevicate di novembre e dei successivi due mesi di sbalzi termici e zero precipitazioni.
E’ l’ultima settimana di febbraio e a casa di Santi ci sono alcuni amici iberici così, da buon anfitrione, in sette giorni li porta a salire le stesse cascate che un ghiacciatore di buon livello spererebbe di salire in una stagione! Io sono bloccato al lavoro, ma il giovedì riesco a scappare e così dopo due ore su per bosco ripido e schianti di Vaia, finalmente ci appare in tutto il suo splendore il circo del Fontanon. Io in realtà c’ero già stato qualche anno fa, ma quella volta c’erano solo delle brevi cascate alla base delle pareti. Quest’anno invece lo spettacolo è completamente diverso: sopra di noi ci sono tantissime linee di ghiaccio che scendono direttamente dalle creste sommitali 600 metri più in alto. E’ incredibile, sembra di essere sotto le Grandes Jorasses e siamo nel cuore delle Dolomiti Bellunesi!!
Scegliamo di attaccare la linea più evidente e comincia il divertimento. Saliamo rapidi per queste placche di bel ghiaccio duro, condizioni atomiche, a circa metà parete ci dividiamo, io, Santi e Alvaro a destra per salire una bella sezione di ghiaccio verticale che ci porta in cresta, mentre Iban e Egoitz seguono una linea parallela a sinistra. Ci ritroviamo tutti insieme in cima dopo aver percorso la fantastica cresta che dalla forcella del Marmol porta in cima al Pelf, giornata splendida, compagnia perfetta, una vera FESTA, in basco JAIA, nome perfetto per la via.
Però di accontentarsi non se ne parla nemmeno, vista l’abbondanza di linee da salire sarebbe un delitto non approfittare di queste super condizioni, pertanto altro giro altro regalo. Una settimana dopo Santi scalpita per tornare ma io inizialmente sono impegnato con la mia bambina, poi grazie al casino del coronavirus riesco a scappare e alle sette di mattina di sabato 29 febbraio siamo ancora a ragliare su per i boschi del Grisol insieme a Mirco e Tommy, freschi freschi di ritorno dalla Patagonia e super motivati dopo avere visto le foto della parete.
Stavolta esploriamo il lato sinistro dell’anfiteatro. Santi e io puntiamo a una elegante colata che taglia interamente una parete rocciosa, mentre Mirco e Tommy attaccano una linea di muretti e goulotte in centro alla parete. Dopo un bel tiro di ghiaccio non troppo difficile, risaliamo circa 200 metri di pendii di neve e siamo alla base della riga. La guardiamo un po’ dubbiosi, c’è proprio poco ghiaccio e in diverse sezioni sembra scollato dalla roccia, ma ormai siamo qui, vamos a ver!!
Un bel primo tiro su ghiaccio sottile ma buono ci porta sotto una sezione totalmente scollata, faccio una sosta a bomba, recupero Santi che parte deciso, per fortuna sulla roccia si riesce a mettere qualche protezione e con un po’ di passaggi da fare in apnea el makinilla supera questa sezione impegnativa e arriva a un buon punto di sosta. Tocca di nuovo a me, una decina di metri su roccia buona a appigliata mi portano su un’altra sezione con ghiaccio molto delicato, ogni colpo di picca e rampone produce un tonfo sordo tutt’altro che rassicurante… piano piano arrivo ancora sulla roccia dove una clessidra nascosta alza esponenzialmente il morale della truppa.
Salgo ancora un po’ e attrezzo un’altra sosta a chiodi, Santi si gode il tiro e poi riparte per l’ultima sezione che inizia ancora con croste di ghiaccio da accarezzare più che da battere, tutto scorre liscio e con un’ultima bellissima sezione di misto siamo in cresta, che figata!
Seguiamo a lungo la cresta che in certi punti è davvero molto esposta ed ecco che sotto di noi compaiono Mirco e Tommy, anche loro super contenti della loro linea. Alle cinque passate sbuchiamo in cima dove sta iniziando a soffiare vento di bufera e nevischio, ci godiamo il magico momento della cumbre tutti insieme e poi giù veloci sul versante sud verso la foresta di Caiada, la macchina e finalmente a festeggiare all’Insonnia, !!
Adesso arriva la neve e la nord del Pelf ritorna nella sua abituale solitudine, ma appena ci saranno ancora le condizioni sicuramente ritorneremo per inseguire ancora un’altra linea…
Semplicemente Alpinismo!!
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