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Il K2 di Alessandro Boscarino, dieci metri sulla Montagna impossibile

Mag 27, 2019

Emanuele Confortin

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Avete presente quella montagna lì? Forma perfetta, immensa e incastonata nel cuore di un Gruppo Montuoso dal fascino imperituro? È spesso chiamata “la Montagna degli italiani”, per via della storica prima salita, culminata con una polemica durata mezzo secolo. Non è di questo però che vogliamo parlare oggi, né di polemiche né di grandi conquiste, ma di una passione profonda, quella che avvicina noi tutti, amanti della montagna, al K2.

L’occasione opportuna arriva – per fortuna – da un libro. Si, perché sono ancora i libri i veri garanti della diffusione della cultura di montagna. Questo con buona pace dei social media e dei gruppi da migliaia di follower che, malgrado le buone intenzioni, non possono ancora sostituirsi all’editoria di settore. Viva i libri quindi, viva chi ancora accetta di andare in profondità, come per K2, storia della montagna impossibile, opera di Alessandro Boscarino, edita da Rizzoli Lizard dopo un lavoro durato sei anni, e vincitrice del premio ITAS all’ultima edizione del Trento Film Festival.

«Non bastano le dimensioni per fare un grande libro. Alessandro Boscarino però ci riesce. Il risultato è sì un volume che fatichi a sistemare in libreria, ma soprattutto l’esempio di come si possa oggi inventare ancora qualcosa di nuovo in questo ambito, purché si usi per prima cosa la fantasia. Un libro-gioco, ed è per questo che è stato premiato nella categoria dedicata ai ragazzi. Un libro di cui non smetteresti di girare le pagine, che ti diverti a squadernare, che ti invita a immaginare, salendoci con le dita, le grandi imprese vissute sui fianchi della seconda montagna della Terra, come fosse una di quelle carte topografiche a tre dimensioni che un tempo erano esposte nei corridoi di qualsiasi scuola. Un libro, però, che non è solo per lettori acerbi, ma stimola la curiosità degli adulti, anche se del K2 si è convinti di sapere quasi tutto». Recita la motivazione della giuria dell’ITAS, presieduta da Enrico Brizzi.

Non chiedevamo di meglio, così, libro alla mano, ci siamo trovati con le dita ficcate sulla carta, a scorrere le pieghe del K2 pagina dopo pagina, storia dopo storia, metro dopo metro. Ebbene sì, perché di metri si parla. Dieci in tutto, più ottanta centimetri, tanto misura l’originale opera di Boscarino una volta stesa, sommando entrambi i versi (5,40 metri ciascuno). Qualcosa di simile a un tappeto di carta o una fisarmonica “partita per la tangente”. Numeri a parte, questa nuova interpretazione del K2 non deve gli apprezzamenti solo al profondo amore che traspare per la montagna, per quella montagna, ma dipende anche dall’intuito dell’autore, capace di coniugare contenuti di qualità alla sintesi, il tutto reso fruibile da un progetto grafico innovativo, se non altro per la narrativa di montagna.

Il risultato ha un valore indiscutibile. Chi scrive – che da bambino si addormentava e risvegliava con una foto del K2 appesa al muro, sopra al letto – ha trascorso molto tempo chino su questo lavoro dal formato “esagerato”, attirato dai contenuti al pari dei bambini cui ha sottoposto l’opera. Ed è proprio questo il valore aggiunto di K2, storia della montagna impossibile, la trasversalità del suo appeal, irresistibile per gli adulti, non per forza innamorati di montagna, e allo stesso modo attraente per i più piccoli. Bravo Boscarino quindi, cui a questo punto va anche il nostro premio, il Premio Alpinismi – che tecnicamente non esiste, ma non si sa mai – un attestato di stima che valorizza l’immediata capacità di proiettare il lettore, o il fruitore dell’opera, ai piedi della più bella montagna del Pianeta, di ispirare, oggi come all’ora, sogni sereni e risvegli sorridenti.

 

Complimenti anche a Rizzoli Lizard per aver creduto nel progetto e ovviamente bravo Alessandro Boscarino, cui abbiamo rivolto un po’ di domande, per soddisfare qualche curiosità.

Alessandro, cosa ti ha spinto verso il K2? 

Non è stato spirito patriottico che mi ha portato a scegliere il K2, al contrario ho iniziato ad appassionarmi alla storia da un punto di vista americano. Ho cominciato a leggerne una decina di anni fa (Il primo libro che ho letto sull’argomento è stato quello di Ed Viesturs e David Roberts: K2 la montagna più pericolosa della terra) e per circa 5 anni non ho quasi letto altro.

Ci spieghi come sei arrivato a questo formato e a uno stile così inconsueto?

Contestualmente alle letture ho cominciato a lavorare su una mia personale interpretazione della storia, cercando di creare una narrazione che fondesse testo, mappe, disegni e immagini fotografiche. Il libro ha avuto diverse forme nel corso dei 6 anni che mi hanno portato alla sua pubblicazione, questa tipologia di rilegatura l’ho vista per la prima volta in un libro per bambini di mia figlia.

Quali sono state le fasi più complicate nella realizzazione del lavoro?

Complicate nessuna direi, non avendo scadenze ho dedicato a ogni fase del progetto il giusto tempo, è stato un lavoro che non mi ha stressato in nessuno modo ma mi ha sempre appassionato molto. Sicuramente chi l’ha stampato e rilegato non deve essersela passata bene.

Come avete realizzato le grafiche e le mappe?

Ho curato personalmente ogni aspetto del progetto grafico. Ogni tavola è nata in modo diverso: da foto satellitari rielaborate a riproduzioni ottenute da un motore simil-google maps, anche queste rielaborate. A partire invece dalla sezione del Baltoro ho affidato a Marco Camandona le rappresentazioni della montagna. Marco è davvero un artista straordinario, lavorare con lui è stato un vero piacere.

Di recente, al TFF hai ottenuto il premio ITAS per la letteratura per ragazzi. È un lavoro riservato ai più piccoli o lo avete comunque pensato per un pubblico trasversale?

Non ho mai pensato a questo libro come a un libro per ragazzi, è stata la giuria del premio a interpretarlo in questo modo. Ad ogni modo le motivazioni con le quali lo hanno premiato me lo hanno fatto guardare da una nuova prospettiva e mi fa solo piacere che possa raggiungere anche un pubblico giovane.

K2 è una prima e unica o stai pensando a un seguito, magari passando a qualche altro Gruppo montuoso o gigante della terra?

Sto lavorando a un nuovo progetto, questa volta non riguarda una montagna ma un alpinista. Non si può definire un seguito, sarà un altro libro non convenzionale ma molto diverso da questo sul K2.

Cosa fai nella vita? Ci parli un po’ di te?

Vivo a Milano con la mia compagna, due figli e un altro in arrivo a breve. Lavoro freelance come grafico e art director. Sono appassionato di storia dell’alpinismo e un gran frequentatore di montagne, anche se non ho mai praticato alpinismo o arrampicata.

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