La salita inizia tra i ruderi di Gena Alta (800 metri di quota), vecchio borgo di boscaioli e carbonai ormai abitato solo da faggi e abeti. Il sentiero si allunga oltre la fontana del paese, coronando dall’alto la val Soffia. Il solco nell’erba si fa presto ripido. «Tanto la tol e tanto la rende» spiega Paolo infilando lo Spigolón delle Covolère, riferendo al terreno erto dove un metro in avanti equivale ad almeno un metro in salita. Non senza fatica giungiamo a Forzèla dei Cóvoi Brusàdi (1440 m), spartiacque tra la val Soffia e la val dei Forti. A sinistra si stacca la difficile Zengia Bruta (Cengia Brutta), che contorna il versante nordovest delle Covolère, opponendo passaggi esposti a picco sul baratro. Noi proseguiamo a destra verso val Covolèra, percorsa dall’omonimo torrente. Risaliamo a lungo tra i massi levigati dall’acqua, fino a un segnavia che indica la svolta a sinistra, sul ripido pendio che ritorna in cengia a sud, in alto, paralleli a Zengia Bruta fino a Forzèla Covolèra (1.770 m), cui segue la cengia Pa’ Furlan.
0 commenti