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Il Collegio Guide Alpine sui fratelli Franchini, “apriremo un procedimento”

Apr 7, 2020

Emanuele Confortin

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Niente attenuanti e nessuna omertà da parte del Collegio Guide Alpine della provincia di Trento. Gli incidenti di montagna che nelle ultime due settimane hanno visto coinvolti i fratelli Tomas e Silvestro Franchini, guide di Madonna di Campiglio, sono episodi gravi e verranno trattati come tali. È l’estrema sintesi delle dichiarazioni rilasciate da Martino Peterlongo, presidente del Collegio trentino, che in queste ore sta seguendo gli sviluppi dell’incidente in cui ieri è rimasto coinvolto il 33enne Silvestro, caduto ferendosi seriamente (due settimane dopo il malore del fratello) mentre in auto-sicura si dedicava al dry tooling nella falesia delle Fontanelle in località Fogaiart, poco lontano dalla sua abitazione.

Sui fatti abbiamo scritto in un precedente articolo, anzi, due se consideriamo anche Tomas. Solo per chiarire, nella pubblicazione di questa mattina avevamo omesso i nomi come forma di rispetto per i familiari, giustamente preoccupati dalle condizioni dello sportivo, che sembra si sia procurato la frattura del bacino e delle vertebre, ragion per cui è stato operato al Santa Chiara di Trento e (mentre scriviamo) la prognosi è riservata. Del resto, Silvestro è stato trovato a terra dal padre, arrivato ai piedi della falesia verso le 15, preoccupato dal ritardo del figlio atteso per pranzo. Poi però, nomi e cognomi hanno iniziato a risuonare nella grancassa della rete, al pari delle richieste di linciaggio urlate A LETTERE MAIUSCOLE dall’inquisizione dei social. Quindi eccoci qui, a parlare di Tomas e di Silvestro Franchini, fratelli legati dalla professione che da anni li porta in montagna, da soli, in cordata e con i clienti. In un paio di settimane, i due alpinisti sono rimasti coinvolti in altrettanti episodi che hanno richiesto l’intervento dei soccorsi, con tanto di elicottero, di personale sanitario e di mezzi di terra.

I fratelli Tomas e Silvestro Franchini (secondo e terzo da sinistra) raccontano la loro avventura sulle Ande con Franco Nicolini, al Trento Film Festival. A sinistra e a destra i conduttori della serata, Fausta Slanzi e Andrea Selva. Foto archivio Emanuele Confortin

In un periodo di normalità, due incidenti di montagna finiti (ci auguriamo) senza conseguenze troppo gravi, accaduti in tempi così stretti a due fratelli, molto conosciuti per giunta, forse avrebbero destato qualche risata. La realtà dei fatti però è un’altra. Viviamo un momento storico molto critico, segnato dall’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus Sars-Cov-2, da cui una serie di limitazioni alla mobilità personale stabilite dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e integrato (spesso inasprito) da ulteriori ordinanze regionali. Misure necessarie per ridurre le occasioni di contagio e, nel caso degli alpinisti, per evitare di rimanere coinvolti in incidenti tali da poter aumentare la pressione sul sistema sanitario, con uomini e risorse già assorbiti nella cura dei contagiati.

Ecco che quanto accaduto a Tomas e Silvestro impone una chiave di lettura diversa. Al di là del corso legale delle rispettive infrazioni, le due guide hanno violato un codice di condotta etica e professionale imprescindibile per delle guide alpine, iscritte a un Collegio con regole e principi chiari. Del resto, chi se non le guide alpine sono chiamate a dare l’esempio quando si tratta di sicurezza in montagna, ancor più al tempo del coronavirus? Concetto ribadito da Peterlongo che, in qualità di presidente del Collegio regionale, ha spiegato cosa accadrà e quali potrebbero essere le conseguenze per le due guide di Madonna di Campiglio.

“Sin dall’inizio dell’emergenza abbiamo fatto appello al senso di responsabilità delle guide alpine, affinché stessero a casa facendo valere la loro autorevolezza verso amici, clienti e famigliari che, tutti, vorrebbero andarsene in montagna” spiega Peterlongo. “Dopodiché, purtroppo, come accade in ogni ambito, non tutti si attengono ai regolamenti”. Il riferimento va ai fratelli Franchini, tenuti come le altre guide alpine a osservare anche nell’attività privata il principio di “dignità professionale e quando non la osservi, è un’aggravante”. Va da sé che l’imprudenza dimostrata nel trasgredire al Decreto non va estesa alla categoria professionale, ma è una responsabilità individuale degli interessati che verrà trattata come tale. “Come Collegio ci muoveremo di conseguenza al corso della denuncia penale dei carabinieri, attivando il Consiglio di disciplina che dovrà valutare entrambi gli episodi e decidere il da farsi”.

Non ci si aspetti ovviamente l’immediatezza della rete, dove, oltre ad abbondare i virologi, i governanti e gli allenatori, si avvale delle consulenze di innumerevoli giudici, capaci di deliberare in una manciata di commenti. “Personalmente, come presidente del Collegio non mi piace la caccia al colpevole, a prescindere che ci siano o non ci siano le responsabilità. Dopodiché, con i tempi previsti dai regolamenti ci sarà l’apertura di un procedimento. Questo è certo”.

L’iter seguirà il suo corso, ma il principio di base prevede la corrispondenza tra gravità del reato e gravità della punizione, e sarà garantita la presenza dei diretti interessati, in modo che possano chiarire le rispettive posizioni. Abbiamo chiesto a Peterlongo quali possono essere le conseguenze per le due guide di Campiglio. “Il Consiglio di disciplina regionale valuterà la condotta professionale che, in questo caso, ha a che fare con la lesione della dignità della categoria, perché da una guida alpina ci si aspetta un comportamento diverso da quello di un normale cittadino”. Qualora il Consiglio di disciplina confermasse le responsabilità, i provvedimenti potrebbero essere il richiamo, la lettera di ammonimento, la sospensione o, in casi di gravi responsabilità penali, l’espulsione dall’albo.

In chiusura, Peterlongo ribadisce che “da parte del Collegio non c’è alcuna omertà, ma oggi ci riserviamo il giusto rispetto verso Silvestro che è ancora in ospedale. Il procedimento ci sarà, ma non avrà i tempi richiesti dai social media”.

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5 Commenti

  1. carlo1962

    Premesso che non conosco personalmente i due fratelli da quanto ho capito non hanno agito nell’ambito della professione di guide alpine e quindi la radiazione dall’albo secondo me non ha nessun senso. Già stanno pagando abbastanza le conseguenze di una legge5rezza mi pare.

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    • Emanuele Confortin

      Si, concordo. Per me è necessario che il Collegio GA attivi un procedimento disciplinare, ma la radiazione non ha molto senso.

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    • paolo

      Ciao Carlo, il comportamento e l’etica di una persona che porta un “titolo”che sia guida, maestro di sci forza dell’ordine o altro dovrebbe essere irreprensibile e d’esempio per gli altri sia che sia in “servizio” o in “borghese per i provvedimenti non saprei dire

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  2. Carlo

    Radiateli dall’albo. Subito. Niente insabbiamenti o favoritismi. Questa gente non ha senso civico. Vergogna.

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  3. flavio

    Ma erano nel loro privato, non facevano alcun servizio. Penso che chiunque a casa propria faccia quello che vuole, nel giusto o nel male. Che senso ha radiare dall’albo? Guardatevi attorno e non giudicate solamente questi fatti. Loro hanno commesso un errore, da singoli privati, e come tali vanno giudicati. Giustamente il collegio guide deve comminare in questo caso un ammonimento in quanto figure che hanno anche la funzione deontologica di esempio verso la comunità, ma quelli che vogliono il linciaggio sono dei “dementi” prodotti da questa società malata!

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