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Alpine Ice, l’elogio al gelo di Mario Sertori

Gen 13, 2020

Emanuele Confortin

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Finalmente gela! Aspettavamo di darne notizia da settimane. Quanti di voi, ghiacciatori appassionati hanno trascorso le serate (o qualche ora sottratta ai doveri d’ufficio) a sfogliare gruppi social, a spiare con le bave alla bocca già a ottobre i post degli ice-climber canadesi, o a sfogliare guide specializzate, mettendo assieme una mole di progetti ideali che a completarli tutti si finirebbe a luglio.

Beh, tra questi “sfigati del gelo” ci sono pure io. Mi ritrovo spesso imbambolato con gli occhi fissi sul telefono, un dito proteso verso la superficie dello schermo, a metà strada tra ET (“telefono casa”) e (per i più acculturati) il Giudizio Universale. Da qualche mese però alterno la navigazione web a un più caldo, umano e appagante viaggio serale tra le pieghe di un libro. Anzi, due libri. Sono i volumi di Alpine Ice1 e 2, editi dall’instancabile squadra di Versante Sud che ha benedetto l’enorme opera portata a termine dal valtellinese Mario Sertori. La bellezza di 1024 pagine complessive con la bellezza di 1300 relazioni arricchite da foto, storie e idee gelate, dalla Francia alla Slovenia, passando per Italia, Svizzera e Austria: pura libidine.

le copertine di Alpine Ice 1 e Alpine Ice 2 

Non aspettatevi però un elenco didascalico di vie e di relazioni in grado di coprire ogni avvallamento della cerchia alpina. Lo scopo di Alpine Ice è quello di proporre (cito) “itinerari mitici che hanno fatto la storia dell’iceclimbing” incluse chicche meno conosciute o le ultime realizzazioni su ghiaccio, dry o misto.

Parliamo quindi di due opere di riferimento, immancabili per coloro i quali desiderano viaggiare e “ghiacciare”, spaziando dalle colate comode e sicure, con gradi più che abbordabili, alle super vie di M e vattelappesca, avvicinabili da un pugno di ghiacciatori ma inserite comunque, per celebrare l’evoluzione di una disciplina che anno dopo anno continua a evolversi e ad attirare un numero crescente di praticanti. Le guide che vi presentiamo sono la seconda edizione di un lavoro iniziato da anni e già pubblicato, ma oggi ampliato e arricchito con circa il doppio delle colate recensite, tanto da rendere necessaria la divisione dell’opera in due tomi: “Alpine Ice vol.1 Francia, Svizzera e Italia – Alpi occidentali” e “Alpine Ice vol. 2 Austria, Slovenia e Italia – Alpi orientali”.

I due libri sono ovviamente interconnessi e insieme vanno a comporre il quadro completo dell’arco alpino. Per facilitare coloro che fanno fatica a orientarsi sono state inserite le foto “segnaletiche” di ogni flusso, le coordinate geografiche dei parcheggi e di quasi tutte le vie, tramite un semplice QR code. Informazioni sempre più precise che non devono però togliere il senso dell’ignoto che permane nell’intraprendere la salita di una cascata, ma vanno immagazzinate e analizzate per poter ridurre al minimo i rischi. Personalmente ho apprezzato i racconti di ascensioni, scritti dagli stessi protagonisti, cui si aggiungono pezzi introduttivi a zone simbolo della piolet-traction. Siccome l’andar per montagne – e per flussi gelati – non si risolve con l’elenco di numeri, gradi, lunghezze e tecnicismi, Alpine Ice offre approfondimenti di spessore. Si tratta delle testimonianze dirette di personaggi storici del ghiaccio, quali, tra gli altri, Claude Gardien, Elio Bonfanti, Marco Conti, Albert Leichtfried, Giuseppe Ballico, poi ancora l’intervista a Patrick Gabarrou, Beat Kammerlander e al compianto Ueli Steck, cui si aggiunge un ricordo di Giancarlo Grassi e Luca Vuerich. Chapeau!

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