E’ un giorno speciale, una data da ricordare, il 10 novembre 2019 alle ore 9:30 la falesia di Massone ad Arco è stata teatro del primo Women’s climbing day che ha riunito 4 guide alpine e 50 ragazze cariche di entusiasmo, curiosità e voglia di arrampicare insieme. Chiamatelo pure effetto Anna Torretta e Marzia Bortolameotti che con la sua community di Donne di Montagna hanno reso possibile tutto questo.
Pochi giorni prima dell’evento mi è stato proposto di aggregarmi al gruppo. Ero curiosa e felice di vivere da dentro una giornata tutta al femminile sulle pareti di Massone, a due passi da quella Valle del Sarca dove legioni di climber, donne incluse, hanno mosso i primi passi in cordata. Con queste premesse mi sono trovata in un gruppo carico di forza ed energia che non avrei potuto immaginare, ma soprattutto ho aperto gli occhi su nuovi aspetti del rapporto – tutt’altro che scontato – tra donne e montagna.
Ho avuto l’occasione di parlare con Anna Torretta che raccontandomi della tavola rotonda del sabato e della sua esperienza personale invita tutti a riflettere sulla figura della guida alpina donna e sulle difficoltà che essa incontra: “Non è possibile che dal 1984, con Renata Rossi, le guide alpine donne non sono cresciute, e siamo ancora un numero inferiore al 2%. Penso che le donne abbiano bisogno di incoraggiamenti e di spinte per poter cambiare il sistema moderno” ha affermato dimostrando idee molto chiare. “Noi donne guide alpine non siamo piccoli uomini che vogliamo emulare ma abbiamo le nostre capacità per poter affrontare le situazioni. Bisogna sradicare e sconvolgere questa idea. Le donne usano la tecnica dove manca la forza, hanno un senso del pericolo e della prudenza spesso maggiore dei colleghi uomini, ed una sensibilità diversa nell’affrontare ogni tipo di situazione”.
Quindi in quale modo è possibile ottenere il doppio risultato di valorizzare il ruolo delle donne guide alpine nel mondo dei professionisti della montagna, e come stimolare nuove donne a rompere gli indugi e avviarsi nella professione? Secondo Anna Torretta si potrebbero istituire dei corsi guide con istruttori donne per formare guide alpine donne. Del resto i numeri sono eloquenti, come mai su 1200 guide alpine ci sono solo 21 quote rosa (aspiranti incluse)?
“Avere degli esempi da seguire al femminile può essere un aiuto e un incoraggiamento per tutte coloro che aspirano a diventare Guida Alpina” continua la guida tra un tiro di corda e l’altro. L’esempio è il suo ovviamente al pari di quello di tutte le altre donne guide presenti al Meeting, e di quelle che non sono riuscite ad esserci. Anna Torretta, Elisabetta Caserini, Ivana De Zanna e Anna Monari, incontrate a Massone sono guide alpine consapevoli del fatto che non è così semplice modificare il sistema, in quanto essendo questo sistema in vigore da anni bisogna scardinarlo da dentro. Ed ecco che le giornate come questa aiutano e rendono visibile il cambiamento che avviene nel nostro mondo, perché del resto sento di farne parte anche io, seppur nel mio piccolo.
Nel corso di questa splendida giornata ho incontrato e parlato con ognuna di queste quattro guide alpine, mostri sacri ed irraggiungibili per una piccola persona come me, ma che ho scoperto essere davvero umili e alla mano. Se vedevano qualcuna in disparte cercavano di coinvolgerla subito e se tra girls iniziavamo qualche tiro troppo difficile ci aiutavano a portarlo in catena.
Immancabile il momento didattico in cui ci hanno ricordato o insegnato la manovra da effettuare quando la sosta è un anello chiuso ed anche ci hanno ricordato “la differenza tra salire ed arrampicare” con dei cenni brevi ma efficaci sulla tecnica di arrampicata.
Eravamo belle perché eravamo tutte diverse ma tutte con la stessa passione, io mi sono sentita tra amiche.
C’è poi Marianna, con il suo blog “4810m di bla bla bla” ed anche lei è dell’idea che a noi quote rosa non ci manca nulla per essere autonome, anzi dobbiamo solo coalizzarci ed insieme possiamo raggiungere i limiti che ci poniamo perché bisogna infrangere i vecchi pregiudizi. Poco lontano, Noemi racconta di arrampicare sempre con il suo compagno, e riesce a seguirlo da seconda ovunque, ma si sente e vorrebbe essere autonoma per poter affrontare e scegliere una via; penso allora che le cordate femminili non sono meno preparate o meno forti di quelle maschili, sono solo e semplicemente diverse, con obbiettivi e limiti diversi.
Alessia la più giovane di tutte, che accompagnata dal padre in quanto minorenne, era instancabile ad arrampicare; Virginia seduta a guardare perché anche con una rotula rotta non poteva e non voleva rinunciare alla giornata ed alla possibilità di conoscere il gruppo.
Ragazze arrivate dalla Sardegna, Toscana, Alta Valtellina, Bergamo e tanti altri luoghi vicini o lontani anche a costo di dormire in macchina la sera prima pur di esserci, pur di far parte di questo progetto e non marcare visita al primo Women’s climbing day.
0 commenti