*Foto copertina cortesia Diego Meneghetti
“Procede mesto e trasparente, come solo le storie di montagna riescono”. È questo l’appunto da me lasciato a pagina 46, durante la prima lettura de Il lupo e l’equilibrista, l’ultima opera di Max Solinas, edita da Garzanti a primavera 2019. Un libro ambientato ai piedi delle Dolomiti, nelle montagne più amate dall’autore, ma ancor prima, le storie e i racconti di Chris, di Francesca, di Angelo e del lupo svelano un profondo legame con l’esperienza vissuta. Uomo di montagna, bellunese appassionato delle terre da cui proviene, Max Solinas vive da una vita nell’arte, la sua arte, scultura in primis, cui si dedica con successo nell’atelier di Cison di Valmarino. Se la lavorazione del legno rivela l’essenza dell’autore, la scrittura sembra il luogo in cui mette in ordine la propria vita, trovando il significato profondo di quanto ha vissuto direttamente o semplicemente sfiorato con l’ascolto e l’osservazione.
Ecco che l’equilibrista, il Chris succitato è un uomo deciso ad abbandonare i ritmi di un’esistenza professionale soffocante, inchiodata a doveri che oltre alla gratificazione professionale hanno poco o nulla da offrire. Per riuscire nel suo processo di affrancamento, nella sua rinascita, il protagonista dell’opera trova la chiave di volta nel destino. Cruciale è l’incontro con un animale selvatico, il lupo, ugualmente costretto a una a una cattività misurata entro gli spazzi di un circo. Dalla scoperta reciproca Chris e il lupo otterranno l’incipit ormai insperato, il passaggio chiave per tornare alla natura originaria, per ricominciare a vedere, per rinascere nell’unione con la natura.
Non c’è dubbio, chiunque ami la montagna e i luoghi selvaggi, apprezzerà il lavoro di Solinas. Coglierà la misura intima adottata nel dare corpo a un lavoro che parte da dentro, che punta all’essenza. Ricerca dunque, requisito indispensabile per tutte le cose buone di questa e delle altre vite, che l’autore ha deciso di onorare fino in fondo, individuando un seguito alla traccia partorita dall’unione tra carta e inchiostro. Mentre pubblichiamo questo pezzo, Max Solinas si è avviato in un lungo viaggio solitario, a piedi zaino in spalla sulle orme dei lupi. Si, perché malgrado si stia vivendo un tempo di iper-sfruttamento delle risorse naturali, in prevalenza a scopo turistico, le nostre Alpi, a partire dalle Dolomiti e dalle Prealpi Venete, sono state “graziate” dal destino e hanno visto il naturale ritorno di questo animale nobile. Il lupo sembra aver dato a noi tutti un’altra opportunità. Dopo secoli di mattanze e alla caccia indiscriminata, dopo aver quasi spopolato l’ambiente alpino dei suoi abitanti originari, il lupo si è riappropriato degli spazi che gli spettano, l’unico a farlo in modo spontaneo.
Max Solinas è quindi in viaggio, per ripercorrere le linee scelte dai suoi lupi per ritornare a Occidente. Ecco di cosa si tratta.
Max, nel tuo libro il lupo riveste un ruolo centrale, e allo stesso tempo un essere ferito dagli eventi della vita e istinto puro che risveglia la natura selvaggia di Chris, il protagonista. Da dover deriva il tuo interesse e attaccata mento per questo splendido animale?
Da bambino mi hanno raccontato poche favole, ma era norma e abitudine che dopo la scuola e soprattutto nei lunghi mesi di vacanza, i nostri genitori lasciassero me e i miei due fratelli liberi di scorazzare giornate intere nei prati e boschi delle montagne di Valmorel nel bellunese, terra sacra e cara a Dino Buzzati. Probabilmente è stato quell’imprinting a dare spazio alla fantasia e sogno e ricerca della natura. C’è da dire che io nel tempo ho saldato fortemente questo bisogno di boschi e foreste, radure di erba di alta montagna e pareti rocciose, panorama da sogno dove il lupo ha sempre ricoperto il suo ruolo di Re della foresta. Ho avuto bisogno di sporcarmi di selvatica natura ed avvicinarmi il più possibile a questo animale irripetibile ed affascinante.
Ora sei in procinto di partire per un viaggio oltremodo simbolico, se non ho capito male ti avventurerai da solo sulle tracce dei lupi. Qual è l’itinerario da te scelto e perché?
Sento forte la necessità di imparare e scoprire, nella materia della natura e oltremodo utilizzandola scoprire me stesso e capire, anche se so che sarà invano, cosa ci faccio in questa terra, che ruolo ho. L’idea è di partire da Kranjska Gora cuore pulsante montano della Slovenia, e attraverso le Alpi Orientali arrivare a Cortina D’Ampezzo, simbolo indiscutibile delle mie amate Dolomiti. Voglio cercare di capire cosa hanno sentito, annusato, assaggiato quando il primo lupo, proprio partendo dai boschi sloveni, arrivando in quelle montagne e prati e panorami mozzafiato. Ecco, da semplice uomo, vorrei ripercorrere quel sentiero che questo animale spettacolare ha attraversato. Ma poi chissà cosa succederà e soprattutto se potrò realizzare il mio sogno. Ma sognare è gratis e io ne approfitto.
Quanto pensi di restare in cammino?
Mi sono dato due settimane circa di tempo. Meteo rispettando, semplicità di percorso avendo cura di evitare zone abitate, magari camminando di notte, visto che la luna sta crescendo. Vorrei muovermi in modo naturale e selvatico, come un animale, schivo e silenzioso, in modo pulito, nascondendomi se serve giocando con ombre e alberi. Come in un gioco infantile.
Qual è lo stile che hai scelto per compiere questo tragitto? Sarai autonomo o ti appoggerai a strutture presenti lungo il tragitto?
Come ho accennato prima vorrei e mi sono organizzato per essere completamente indipendente, per la notte e per il cammino, per il bere ed il cibo ed imparare ancor più ad essere essenziale, senza fronzoli. Appunto naturale!
In quanto a materiali ed attrezzature? Cosa contiene il tuo zaino?
Ho appena finito di riempire il mio zaino, la taglia è 60 +10 litri. Ma si è riempito in un attimo, mi sono dato come limite non oltre i 25 kg. Avrò anche un piccolissimo zainetto per il pronto uso. Tenda e materassino sacco a pelo e appena un cambio di calzini e pantaloni, una maglietta e un sacchettino di salviette umidificate per tenere pulite le uniche parti importanti nel viaggio, piedi e punti del corpo in cui gli spallacci premono mangiandosi la pelle e la riuscita del viaggio stesso. Una protezione per la pioggia, un paio di scarpe leggere ed uno più protettivo…ma poi cosa importa cosa c’è dentro uno zaino, la cosa più importante forse è il desiderio stesso, motore e carburante della vita.
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