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Capita di rado di poter raccontare una via nuova, non ancora ripetuta, tracciata su una parete importante… più di 20 anni fa. Ebbene si, la “Via della Tibia” è una delle realizzazioni firmate dalla premiata ditta composta da Pierangelo Verri e Gianpaolo Galiazzo che, negli anni Novanta, si trovava sulla Ovest del Sasso di Toanella (Gruppo Bosconero), per aprire una nuova via, poi finita nel dimenticatoio. Di recente Pier Verri ha ritrovato lo schizzo e con questo sono emersi i ricordi, che oggi condivide con noi di Alpinismi. Una bella sorpresa, per gli amanti delle vie “pulite”, rigorose e in ambiente severo. Bello pensare che una linea del genere non sia praticamente mai stata pubblicata, e per molti nemmeno esistita. Ebbene “Via Tibia” esiste, ecco il racconto dell’apertura, scritto “dal Pier”, e a fine articolo un link per scaricare la relazione.

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di Pier Verri

L’anno scorso, mentre curiosavo nel pacco di varie e disordinate scartoffie lasciate nel corso degli anni dai numerosi alpinisti di passaggio al Rifugio Bosconero, mi capita fra le mani lo schizzo approssimativo e scarabocchiato di una via aperta da me e Gianpaolo Galiazzo sul Sasso di Toanella negli anni ’90.

La “Via della Tibia”, di 350 metri con difficoltà fino al VII, è una via inedita, rimasta per anni nell’oblio e che con immenso piacere riscopro, facendomi tornare in mente quella giornata trascorsa con il Giampi sulle crode che più amo. Il nome della via deriva da un episodio curioso che ci è capitato durante l’ascensione. Dopo un tiro tosto, che supera direttamente un tetto, dove impreco non poco per venirne a capo, il Giampi prosegue sulla lunghezza successiva, superando con intuizione una placca tecnica e andando a sostare su un’esile cengia, molto a destra rispetto alla linea di salita: quarantacinque metri, sesto, sesto più, tre protezioni nei primi venti metri e poi niente.

Il Sasso di Toanella con il tracciato di “Via della Tibia”.

Quando parto da secondo, come è mia abitudine, non vado tanto per il sottile, salgo più veloce possibile, tralasciando l’equilibrio costante e la precisione dei movimenti, per agevolare i tempi della scalata. Superata l’ultima protezione, mi ritrovo con la corda in tensione verso destra, mi deconcentro e all’improvviso mi sbilancio e volo facendo un ampio pendolo. Un attimo di panico. Un paio di oscillazioni, ma poi mi fermo. Per me nessuna conseguenza, ma il mio compagno in sosta, preso alla sprovvista, viene strattonato dalla corda che si tende su un fianco, e scivola mezzo metro più in basso, andando a sbattere con la tibia su uno spuntone tagliente che gli lacera la pelle per dieci centimetri. Una ferita impressionante a prima vista, sanguinolenta e dolorosa, ma tutto sommato niente di grave, tanto che ripulita e fasciata alla bene e meglio con una maglietta, ci concediamo di terminare la via e poi riderci sopra…

A parte l’episodio, mi è rimasto il ricordo di una bella via, chiaramente alpinistica, con roccia complessivamente discreta, tranne qualche breve tratto nella parte bassa. Chiodi credo ne siano rimasti quattro o cinque, ma c’è la possibilità di integrare con protezioni veloci.

L’attacco si raggiunge risalendo per un centinaio di metri il canalone nord che separa il Sasso di Toanella dalla Rocchetta Alta di Bosconero ( discesa della Rocchetta ) a un’ ora dal rifugio circa. Per la discesa lunga e complessa bisogna prevedere un paio d’ore.

CLICCA QUI PER SCARICARE LA RELAZIONE DELLA VIA

Oggi come all’epoca, calli e magnesite… Verri-Galiazzo